domenica 2 dicembre 2007

Retrospettiva Kusturica

Il Circolo del Cinema Charlie Chaplin, riprende la sua attività dedicando, in collaborazione con l’Associazione Universitaria Pasolini, una retrospettiva ad Emir Kusturica, noto in tutto il mondo come uno dei registi europei più estrosi e creativi.
Nato nel 1954 a Sarajevo da una famiglia croata musulmana, Kusturica mostra già da giovanissimo la sua attitudine per il cinema. Da studente liceale realizza infatti due cortometraggi, e dopo il diploma si trasferisce a Praga per studiare alla celebre accademia cinematografica FAMU Academy of Performing Arts, dove si laurea nel 1977 con il cortometraggio “Guernica!”, che vince un premio al Festival Internazionale del Cinema di Karlovy Vary.
Dopo alcuni anni di collaborazione con la televisione di Stato Yugoslava, il suo talento trova conferma nel successo del suo primo lungometraggio per il cinema, “Ti ricordi di Dolly Bell?” (1981), premiato con il Leone d’Oro al Festival di Venezia come miglior film esordiente. E’ da questo film che parte la rassegna del Circolo Chaplin, una retrospettiva che intende percorrere il cammino artistico del regista attraverso tre decenni, di pari passo con i grandi cambiamenti socio-politici che hanno caratterizzato in questo secolo la drammatica storia della sua patria.
Scritta e prodotta negli anni della Guerra Fredda, questa scoppiettante commedia mostra il ritratto ironico e scanzonato della Yugoslavia degli anni Sessanta, con il suo desiderio di novità culturali e sociali alimentato dalla vicinanza con l’Italia. La modernità con cui Kusturica affronta tematiche come quella della religione, del sesso adolescenziale e del rapporto padre-figlio, lo fa conoscere come un regista del tutto fuori dagli schemi.
Nel corso degli anni Ottanta, i suoi film, sempre prodotti in patria, riscuotono consensi in tutto il mondo: “Papà è in viaggio d’affari” (1985) vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes e viene nominato all’Oscar come miglior film straniero, mentre “Il tempo dei gitani” (1989), viaggio intenso e magico all’interno della cultura gitana, vanta un grande successo di pubblico e di critica. Gli anni Novanta portano venti di guerra nei Balcani. Kusturica, ormai celebre in tutto il mondo, sbarca in America per continuare a raccontare la magia della sua terra e la sua storia fatta della convivenza tra i popoli e le religioni. E’ con il suo debutto americano “Arizona Dream” (1993) che si inizia a parlare di surrealismo in Kusturica, genere cinematografico che trova la sua massima espressione nei due film successivi: il celebre “Underground”, capolavoro che vale al regista la seconda Palma d’Oro a Cannes, e “Gatto nero, gatto bianco” (1998), vincitore del Leone d’Argento a Venezia e secondo film in cartellone nella nostra rassegna.
Rispetto ai film precedenti, “classificati” come commedie nel senso classico del termine, queste produzioni degli anni Novanta sono caratterizzate da un’ironia più oltraggiosa, farsesca, che esagera la caricatura dei personaggi e la critica ai costumi umani fino a sfiorare il paradosso. Gli uomini, che si massacrano in nome di una religione e delle loro idee politiche, sono messi alla berlina in questi indiscussi capolavori. In “Gatto nero, gatto bianco”, la farsa raggiunge livelli esilaranti, con l’ambientazione in un accampamento gitano e le travolgenti musiche di Goran Bregovic.
Conclude la rassegna il lungometraggio più recente del grande regista, “La vita è un miracolo” (2004), che come dice il titolo stesso rappresenta uno spiraglio di luce e di speranza in una patria finalmente rappacificata.


Nessun commento: